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Articoli del 03/07/2021

Un esposto in Procura e un'interrogazione al Ministero del Lavoro. Così il portavoce salentino M5s alla Camera dei deputati, Leonardo Donno, punta i riflettori su alcuni meccanismi di dubbia natura dei Call Center insistenti nei territori di Maglie e Casarano.
«Ho appreso di recente - scrive nell'esposto, riferendosi ai sopracitati territori - una seria problematica relativa al repentino mutamento della ragione sociale dei soggetti giuridici operanti nelle singole sedi e che, di volta in volta, subentrano quali datori di lavoro.
A quanto mi veniva riferito questo repentino susseguirsi di società avrebbe comportato, come danno più evidente in capo ai lavoratori, l’omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi».
E di fatto il deputato, dopo aver accolto diverse testimonianze dirette e richieste di aiuto in tal senso, in prima battuta ha inviato, via PEC, una richiesta formale di chiarimenti all'Istituto Inps di Lecce, Direzione Provinciale ed Agenzia di Casarano e Maglie. Il focus, si diceva, l'omessa contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi, da parte di cinque società operanti nel settore dei call center del sud Salento.
«La richiesta di cui sopra - riferisce il deputato nell'esposto - veniva riscontrata con nota del 31.03.2021, con la quale si comunicava che le predette aziende, inquadrate come Call Center, presentavano un rilevante numero di collaboratori iscritti alla gestione separata Inps e che, alla luce di questo, la competenza Inps, al fine di poter fornire adeguato riscontro a quanto sollevato, veniva individuata in base alla sede legale del committente, in tal caso le sedi di Cuneo, Roma e Napoli.
Dato di particolare allarme sociale (...) è che le predette società avrebbero tra loro una continuità aziendale, considerato in particolare il passaggio tra le stesse dei medesimi dipendenti, oltre ad ulteriori elementi il quali propenderebbero per un disegno volto, in primo luogo, ad eludere gli obblighi contributivi, alla luce della schematica e preordinata chiusura aziendale allo scadere dei termini per il versamento degli oneri contributivi.

In buona sostanza, sembrerebbe trattarsi, perlopiù, di aziende apparentemente estranee tra loro ma in realtà collegate che avrebbero creato un intricato sistema di scatole cinesi e società “cartiere”.
Tra l’altro, la frammentazione della competenza a livello territoriale delle individuate sedi Inps, finalizzata al recupero dei crediti contributivi, rende difficoltoso il buon esito dell’azione di recupero stessa».

Donno oltre a chiedere alla Procura di procedere con tutti gli accertamenti del caso, finalizzati alla verifica circa la sussistenza di condotte illecite, ha anche presentato un'interrogazione sulla questione al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, «per verificare la regolarità contributiva delle predette aziende, il numero totale dei dipendenti aziendali suddivisi tra lavoratori subordinati a tempo determinato o indeterminato, parasubordinati ed altre forme di rapporto contrattuali, alla luce di un fenomeno, quello dello sfruttamento del lavoro di telemarketing, da parte di aziende spesso fittizie, tramite il sistema delle cosiddette «scatole cinesi volto all'evasione contributiva».

M5S

 

 

Fotografie del 03/07/2021

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