Di Albino Campa (del 07/08/2009 @ 12:51:21, in NohaBlog, linkato 2902 volte)

Mi chiedo come sia possibile chiamare “centro” qualcosa che nascerà in periferia: misteri dei creativi del marketing.
Mi riferisco in questo momento al centro commerciale che nascerà fuori porta nel “comparto D7” nella campagna di Collemeto, votato di recente a maggioranza (con forse un solo voto contrario) dal consiglio comunale di Galatina.
Una trentina di ettari di campagna verranno fagocitati dal cemento e dai mattoni, per la gioia di quattro speculatori che, sventolando la consunta e falsa bandiera della cacofonica “ricaduta occupazionale”, si accaparreranno di una bella torta con panna, lasciando ai molti briciole, desolazione, inquinamento.
La nostra agricoltura sta morendo: il centro commerciale in campagna (e tutti gli altri comparti numerati) ne saranno l’eutanasia.
Agli ex-agricoltori nostrani non resterà che sistemare frutta e verdura (importata dall’estero) negli scaffali del novello centro, oppure dirigere il traffico dei parcheggi che ricopriranno i loro terreni.
Noi altri prepariamoci a metterci in macchina, di domenica, in fretta, in fila tra gli ingorghi, verso lo sconto ostentato, i neon luminescenti, l’appiattimento, la quantità che ammazza la qualità, l’Ikea-miraggio.
I piccoli negozianti, il supermercato sotto casa, il centro vero e storico, il dialogo, la solidarietà, la reale concorrenza, e molto altro ancora, vadano a farsi benedire.

Antonio Mellone 

 
Di Albino Campa (del 03/08/2009 @ 13:54:11, in NohaBlog, linkato 3140 volte)


Le caselle della posta dei nohani (e di molti altri italiani) vengono quotidianamente riempite di volantini di offerte promozionali all’ipermercato di turno. E’ nata da qualche anno una nuova categoria di consumatori: quelli che sfogliano i cataloghi e vanno a fare la spesa dove trovano le offerte migliori.
E così molti nohani, con gioia, si recano in macchina alla volta del centro commerciale o del supermercato di famose catene, con l’obiettivo di “spendere poco per quello che mi serve”.
E qui sta l’inghippo. Si dimostra che una volta dentro il supermercato il consumatore, che si crede razionale, viene incatenato da un marchingegno subdolo che gli fa riempire il carrello della spesa, in maniera tale da fargli sborsare scientificamente molto di più di quello che avrebbe potuto spendere se fosse stato fedele al supermarket vicino casa.
A questo si aggiunga la perdita di tempo, la spesa per la benzina, il traffico, il rischio, ed il contributo inesorabile all’entropia, onde tra poco non sapremo più dove andare a smaltire i rifiuti di questo capitalismo che ci tratta a merci in faccia.

Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 29/07/2009 @ 10:16:19, in NohaBlog, linkato 4318 volte)

Ecco l’ultima propaganda proposta da Federcaccia, un manifesto a dir poco nefasto, per la campagna tesseramento 2009:Un bambino, vestito da cacciatore in tuta mimetica, seduto su una balla di fieno, che fiata in un fischietto per richiamare gli uccellini, con accanto un fucile, in basso la scritta “Conserviamo il nostro futuro”. E’ davvero intollerabile.
Armare i minorenni, è forse l’idea di civiltà di cui intendono farsi promotrici le “doppiette”?
La caccia aveva un senso nei secoli e millenni trascorsi in cui l’uomo era cacciatore per necessità di vita. Molto meno sensato è oggi, inizio del terzo millennio in Italia, per ovvie ragioni che non sto qui ad elencarvi.
Cacciare oltre ad essere inutile, è anche pericoloso, difatti ad ogni inizio della stagione venatoria non mancano morti e feriti  tra i cacciatori.
Questo per la semplice ragione che le prede sono talmente rare che, accecati dalla bramosia del massacrare qualche innocente animaletto,  si finisce per scambiare fischi per fiaschi.
Il manifesto è destinato ad inasprire il dibattito sulla caccia, già riaperto con forza dal ddl Orsi (senatore del Pdl Franco Orsi ) che intende rivedere la legge 157 del 1992, quella che regola l’attività venatoria.
In un paese in cui a 16 anni non è consentito guidare né votare, prosegue nella sua opposizione Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente del Senato, ritengo inaccettabile la proposta di estendere il diritto di caccia ai sedicenni, l’utilizzo di un fucile da parte dei minorenni, rappresenta una prospettiva pericolosa per la sicurezza pubblica ed inaccettabile da un punto di vista morale”.
Fortunatamente sono contrari alla folle idea di armare i sedicenni molte forze della politica attiva:
il Ministro Stefania Prestigiacomo; il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini; l’Enpa (Ente Nazionale protezione animali); il Wwf; l’Associazione del Panda; l’Osservatorio sui Diritti dei Minori, il cui presidente è Antonio Marziale il quale ha già interloquito sull’evento con Alessandra Mussolini, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia.
Concludo aggiungendo che in un contesto di crescita civile sparare agli uccellini è contro ogni principio, che in questo nostro bel paese dove abbiamo ancora la fortuna di vedere stormi migratori, le fiere, i lupi e gli sciacalli  da prendere a pallettoni li abbiamo intorno e spesso sono bene in vista.

Marcello D’Acquarica

 
Di Albino Campa (del 21/07/2009 @ 18:35:01, in NohaBlog, linkato 3956 volte)

Un tempo si urlava “Mamma li turchi” per indicare l’invasione della nostra terra da parte dei predoni saraceni provenienti dal mare.

Ultimamente l’assalto alle coste non proviene dal mare, ma dall’interno. Dai salentini stessi che hanno riempito di seconde case angoli di paradiso terrestre. Case chiuse per undici mesi all’anno. Abusivismo, con licenza di costruire tante novelle Versailles per conto dei buzzurri di turno. E poi anche brutture di mattoni e calcestruzzo non solo per l’ambiente, ma anche per i nuovi condomini che andranno a vivere le vacanze in questi nuovi complessi-edilizi e che sconteranno il privilegio di una casa al mare con il divieto di vederlo: sì, perché data la distanza e i muri-barriere-architettoniche i più non possono vedere il mare dalla propria dimora, né raggiungere la battigia o la scogliera che a bordo dell’auto. Altrimenti come alimentare il traffico frizionale, la neocafoneria del serpentone permanente di auto lungo la costiera a passo di paralitico, magari alla ricerca di un parcheggio (a pagamento)?

Molti chiamano “sviluppo” i mezzi finanziari per danneggiare il paesaggio e la lingua italiana (“vendesi villette o appartamenti”!)

Con allegria  verso il disastro!

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 15/07/2009 @ 13:47:54, in NohaBlog, linkato 3065 volte)
Spiaggia Libera

Noi del sito ww.noha.it siamo per il diritto alla spiaggia libera e diciamo "NO" alle gabelle per l'accesso al mare che ci appartiene da sempre.
Vorremmo ospitare i viaggiatori che ci vengono a trovare; vorremmo dar loro il benvenuto e non spennarli con mille richieste di denaro. Il nostro Salento non è mai stata una terra di pedaggi. Che stia cambiando proprio ora il suo codice genetico? 
Andare in uno stabilimento balneare per affittare un ombrellone, una sdraio ed uno stile di vita dovrebbe essere una scelta, non un obbligo imposto dalla mancanza di spiagge libere.
Vorremmo fosse ripristinato un certo equilibrio tra spiagge libere e spiagge in concessione. Per la verità a noi piacerebbe fossero tutte libere le spiagge, così come le abbiamo trovate, così come le abbiamo ereditate. Al massimo con qualche servizio gestito dai comuni e non da parte dei voraci soliti privati che hanno l'obiettivo di "lavorare tre mesi per campare un anno intero", violentando la natura, piantandoti degli ombrelloni dai colori sgargianti ed omogeneizzati in tinta con i lettini, e sparandoti la musica del juke box a tutto volume da mattina a sera "perchè questo è il divertimento, questo è il progresso".
E soprattutto vorremmo far rispettare le norme di legge che fanno "obbligo per i titolari delle concessioni il libero gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione anche al fine della balneazione".
Siamo contro ogni forma di discriminazione anche in questo settore. E che la ghettizzazione (di chi non può permettersi il lusso o di chi non voglia pagare per un mondo artificiale) vada in vacanza e per sempre!
W le PARI OPPORTUNITA' !

Antonio Mellone  

Da annotare alcuni importanti diritti tutelati dalla legge:
• l’accesso alla spiaggia è libero e gratuito;
• è fatto obbligo agli stabilimenti di consentire il transito verso la battigia;
• la battigia è un’area esclusa dalla concessione (per battigia si intende la striscia di sabbia di 5 metri a partire dall’infrangersi dell’onda);
• in quest’area non possono essere collocati oggetti ingombranti quali ombrelloni, sdraio, ecc. né da parte degli stabilimenti balneari né da parte dei singoli, poiché deve essere garantito il passaggio;
• in caso di violazione dei diritti occorre rivolgersi alla Polizia Municipale, ai Carabinieri, alla Capitaneria di porto.

Si attendono commenti su questo tema
 
Di Albino Campa (del 29/06/2009 @ 16:04:09, in NohaBlog, linkato 4030 volte)

Su "Il Titano" di quest'anno 2009 a pag. 45 troviamo l'articolo di Antonio Mellone che recensisce il libro "I beni culturali di Noha" di Marcello D'Acquarica. Ve lo riproponiamo di seguito. Il libro, che verrà presentato con una grande festa nel mese di settembre è disponibile presso la bottega d'arte di Paola Rizzo.

 

“I beni culturali di Noha” di Marcello D’Acquarica

E’ da poco venuto alla luce dai torchi del bravo editore galatinese Panìco un libro dal titolo “I beni culturali di Noha”, il cui autore è Marcello D’Acquarica, un nohano che come tanti altri ha come domicilio un avverbio di luogo: fuori.
Marcello D’Acquarica infatti si guadagna il giorno a Rivoli, alle porte di Torino; ma appena può con moglie e figli torna a Noha, il borgo che gli ha dato i natali e che si è afferrato alla sua infanzia, quasi come gli ami si conficcano nella carne.
I beni culturali sono quei beni materiali ed immateriali che hanno qualcosa da insegnarci e che dovrebbero essere a disposizione di tutti. Al di là dei banali luoghi comuni che lo snob di turno possa formulare, Noha è ricca di beni culturali: ne ha molti di più di quanti non possano essere inclusi in un libro come questo di 135 pagine; anzi ne ha molti di più di quanti non si possa immaginare. E sono belli; alcuni originalissimi, e unici al mondo.  
I beni culturali non hanno un valore puramente filosofico e teorico, ma si riflettono in tutte le trasformazioni ed il progresso di un popolo, il quale quanto più sa valutare e conservare il suo patrimonio d’arte, tanto più si sente spinto a rendere l’ambiente in cui abita più prezioso e civile. Il monumento non è soltanto una testimonianza del passato ma vive nel presente, svolge la propria missione sociale e rappresenta uno sprone a meglio operare per il bene della comunità. I beni culturali di fatto sono anche una latente energia che può trasformarsi in crescita e sviluppo valutabile pure in termini di ricchezza economica. 
Questo libro rivoluzionario, fatto di parole ed immagini colorate, spinge a guardare Noha sotto nuova luce: che finalmente non sarà più quella della solita cronaca nera, della malavita, della mafia capace soltanto di tranciare gli alberi d’ulivo che lo Stato le confisca, ma quella della libertà, quella degli uomini dal cuore forte che non si piegheranno mai di fronte alla stupidità ed alla violenza dei talebani di turno.
Il libro dell’indomito Marcello D’Acquarica dedicato alle bibbie di pietra del nostro paese cerca di mettere al sicuro ciò che la trascuratezza minaccia continuamente di annientare attraverso omicidi colposi o premeditati della memoria: serve a foderare di carta i nostri beni culturali che sovente sfuggono dal nostro cervello per una distrazione che diventa distruzione, bombardamento, atto di terrorismo.
Il libro sui beni culturali di Noha è un congelatore, una cella frigorifera nella quale immagazzinare parole ed immagini per l’avvenire; parole e immagini che radicano un’appartenenza, una dignità, un’identità e spronano il lettore a non andare mai in pensione epistemologica.
L’obiettivo di questo libro-lotta allora non è quello di addobbare Noha a museo di storia fulminata, né quello di fermare il tempo intorno ai suoi pezzi di antiquariato, ma quello di farci comprendere che esiste una nuova grammatica dello stare insieme, e che l’investimento in cultura è forse quello che paga le cedole di interessi più alti, nonostante il capitalismo in buona salute tratti oggi la nostra società a merci in faccia e ci spinga a credere che l’unico metro dello sviluppo sia il PIL del cemento e dell’asfalto.
Questo libro non è già di per sé un restauro di beni culturali, che a Noha hanno calli, rughe ed osteoporosi, ma un pagamento di ticket, anzi una ricetta medica, quella rizzetta rossa preliminare, necessaria perché all’ASL (o alla Soprintendenza) ti facciano le analisi, i raggi, o le visite specialistiche. Questo libro spalanca le finestre per rinfrescare l’aria intorno ai beni culturali nohani: che sono pazienti, nel senso di degenti, infermi con bisogno di flebo ricostituenti o di ancor più invasive operazioni chirurgiche.  
“I beni culturali di Noha” di Marcello D’Acquarica non serve solo da contenitore, da ricettacolo, ma anche da grandangolo attraverso il quale, con occhio libero da cataratta, tutto osservare e raccontare, e molto forse anche decidere.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 09/06/2009 @ 14:19:26, in NohaBlog, linkato 2237 volte)

"Noi siamo galatinesi se voi siete Nohani".

icon Visualizza Lettera

 
Di Albino Campa (del 29/05/2009 @ 15:48:58, in NohaBlog, linkato 2753 volte)

A proposito di nucleare e di briganti.

Barbari, Longobardi, Svevi, Normanni, Borboni, tutti invasori! Lo furono anche i Savoia che cercavano solo di emulare il gioco del colonialismo mondiale dell’epoca. Si adoperarono a “unificare l’Italia” sfruttando la passione di alcuni sognatori come Mazzini, si appellarono alla Massoneria, scelsero la complicità della mafia, corruppero molti ufficiali borbonici ed infine inviarono i loro mille briganti.

Gramsci nel ’20 scrisse:

Lo Stato italiano ha messo a ferro e a fuoco l’Italia meridionale e le isole crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori pagati dal regime tentarono di infamare col marchio di briganti.

Noi ci scandalizziamo sempre dei crimini commessi dal Fascismo ma la storia ignora tutti i deportati nel lager di Fenestrelle in Piemonte (La prima pulizia etnica della modernità occidentale operata sulle popolazioni meridionali dettata dalla Legge Pica, promulgata dal governo Minghetti del 15 agosto 1863). A Fenestrelle è stata affissa una lapide in memoria dei soldati borbonici segregati e lasciati morire di fame nelle carceri sabaude.

Per completare l’opera di occupazione del territorio massacrarono migliaia di poveri contadini che si ribellarono alla prepotenza ed all’oppressione delle tasse.

Oggi, dopo quasi 150 anni, lo Stato si ricorda del Salento solo per impiantarci il nucleare e le sue scorie.  Per sfruttare il territorio con l’unico interesse della salvaguardia dei programmi di bilancio di una tornata elettorale. Purtroppo le amministrazioni passano ma i loro atti criminali restano sulla pelle della povera gente.

 

Marcello  D’Acquarica

 
Di Albino Campa (del 25/05/2009 @ 18:28:14, in NohaBlog, linkato 3478 volte)

Proprio adesso che tutto il mondo mediatico verseggia e colora il Salento come il nuovo paradiso vacanziero. Adesso che si comincia a pensare al Salento come turismo di pregio, per la sua natura, per le sue coste, per i suoi paesaggi, per la sua arte e per la sua cultura, qualcuno propone di farlo diventare il polo nucleare italiano. Quel nucleare già portatore di morte e prolifico produttore di scorie ad alto rischio di inquinamento. Quelle stesse scorie che nel  deposito di Asse, inaugurato negli anni ’60, situato tra Amburgo ed Hannover, in Germania, stanno riversando il loro micidiale contenuto nelle falde acquifere sotterranee. Il governo federale dovrà sborsare miliardi di euro imprevisti per riallocare in sicurezza i barili accatastati in un posto a tenuta stagna.  Eppure, assicuravano i responsabili a suo tempo,  era un sito appropriato, opportunamente scelto con criteri e conoscenze geologiche.

 La prepotenza e l’inciviltà di pochi  rischia di produrre scorie e arretratezza.

Il Piemonte ha già detto no  alla decisione del Parlamento di riproporre il nucleare in Italia.

Nel Salento qualcuno, forse trascinato dall’inerzia di popolarità mediatica del potere,  vorrebbe far diventare la  nostra terra un deposito di scorie o addirittura produttore stesso!

"Sul nucleare pronti a sfidare il governo"- LASTAMPA.it
icon Nucleare a Nardò - Il Paese Nuovo - Giovedi 21 Maggio

Marcello D’Acquarica

 

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