Di Albino Campa (del 21/07/2009 @ 18:35:01, in NohaBlog, linkato 3954 volte)

Un tempo si urlava “Mamma li turchi” per indicare l’invasione della nostra terra da parte dei predoni saraceni provenienti dal mare.

Ultimamente l’assalto alle coste non proviene dal mare, ma dall’interno. Dai salentini stessi che hanno riempito di seconde case angoli di paradiso terrestre. Case chiuse per undici mesi all’anno. Abusivismo, con licenza di costruire tante novelle Versailles per conto dei buzzurri di turno. E poi anche brutture di mattoni e calcestruzzo non solo per l’ambiente, ma anche per i nuovi condomini che andranno a vivere le vacanze in questi nuovi complessi-edilizi e che sconteranno il privilegio di una casa al mare con il divieto di vederlo: sì, perché data la distanza e i muri-barriere-architettoniche i più non possono vedere il mare dalla propria dimora, né raggiungere la battigia o la scogliera che a bordo dell’auto. Altrimenti come alimentare il traffico frizionale, la neocafoneria del serpentone permanente di auto lungo la costiera a passo di paralitico, magari alla ricerca di un parcheggio (a pagamento)?

Molti chiamano “sviluppo” i mezzi finanziari per danneggiare il paesaggio e la lingua italiana (“vendesi villette o appartamenti”!)

Con allegria  verso il disastro!

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 29/07/2009 @ 10:16:19, in NohaBlog, linkato 4318 volte)

Ecco l’ultima propaganda proposta da Federcaccia, un manifesto a dir poco nefasto, per la campagna tesseramento 2009:Un bambino, vestito da cacciatore in tuta mimetica, seduto su una balla di fieno, che fiata in un fischietto per richiamare gli uccellini, con accanto un fucile, in basso la scritta “Conserviamo il nostro futuro”. E’ davvero intollerabile.
Armare i minorenni, è forse l’idea di civiltà di cui intendono farsi promotrici le “doppiette”?
La caccia aveva un senso nei secoli e millenni trascorsi in cui l’uomo era cacciatore per necessità di vita. Molto meno sensato è oggi, inizio del terzo millennio in Italia, per ovvie ragioni che non sto qui ad elencarvi.
Cacciare oltre ad essere inutile, è anche pericoloso, difatti ad ogni inizio della stagione venatoria non mancano morti e feriti  tra i cacciatori.
Questo per la semplice ragione che le prede sono talmente rare che, accecati dalla bramosia del massacrare qualche innocente animaletto,  si finisce per scambiare fischi per fiaschi.
Il manifesto è destinato ad inasprire il dibattito sulla caccia, già riaperto con forza dal ddl Orsi (senatore del Pdl Franco Orsi ) che intende rivedere la legge 157 del 1992, quella che regola l’attività venatoria.
In un paese in cui a 16 anni non è consentito guidare né votare, prosegue nella sua opposizione Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente del Senato, ritengo inaccettabile la proposta di estendere il diritto di caccia ai sedicenni, l’utilizzo di un fucile da parte dei minorenni, rappresenta una prospettiva pericolosa per la sicurezza pubblica ed inaccettabile da un punto di vista morale”.
Fortunatamente sono contrari alla folle idea di armare i sedicenni molte forze della politica attiva:
il Ministro Stefania Prestigiacomo; il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini; l’Enpa (Ente Nazionale protezione animali); il Wwf; l’Associazione del Panda; l’Osservatorio sui Diritti dei Minori, il cui presidente è Antonio Marziale il quale ha già interloquito sull’evento con Alessandra Mussolini, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia.
Concludo aggiungendo che in un contesto di crescita civile sparare agli uccellini è contro ogni principio, che in questo nostro bel paese dove abbiamo ancora la fortuna di vedere stormi migratori, le fiere, i lupi e gli sciacalli  da prendere a pallettoni li abbiamo intorno e spesso sono bene in vista.

Marcello D’Acquarica

 
Di Albino Campa (del 03/08/2009 @ 13:54:11, in NohaBlog, linkato 3139 volte)


Le caselle della posta dei nohani (e di molti altri italiani) vengono quotidianamente riempite di volantini di offerte promozionali all’ipermercato di turno. E’ nata da qualche anno una nuova categoria di consumatori: quelli che sfogliano i cataloghi e vanno a fare la spesa dove trovano le offerte migliori.
E così molti nohani, con gioia, si recano in macchina alla volta del centro commerciale o del supermercato di famose catene, con l’obiettivo di “spendere poco per quello che mi serve”.
E qui sta l’inghippo. Si dimostra che una volta dentro il supermercato il consumatore, che si crede razionale, viene incatenato da un marchingegno subdolo che gli fa riempire il carrello della spesa, in maniera tale da fargli sborsare scientificamente molto di più di quello che avrebbe potuto spendere se fosse stato fedele al supermarket vicino casa.
A questo si aggiunga la perdita di tempo, la spesa per la benzina, il traffico, il rischio, ed il contributo inesorabile all’entropia, onde tra poco non sapremo più dove andare a smaltire i rifiuti di questo capitalismo che ci tratta a merci in faccia.

Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 07/08/2009 @ 12:51:21, in NohaBlog, linkato 2900 volte)

Mi chiedo come sia possibile chiamare “centro” qualcosa che nascerà in periferia: misteri dei creativi del marketing.
Mi riferisco in questo momento al centro commerciale che nascerà fuori porta nel “comparto D7” nella campagna di Collemeto, votato di recente a maggioranza (con forse un solo voto contrario) dal consiglio comunale di Galatina.
Una trentina di ettari di campagna verranno fagocitati dal cemento e dai mattoni, per la gioia di quattro speculatori che, sventolando la consunta e falsa bandiera della cacofonica “ricaduta occupazionale”, si accaparreranno di una bella torta con panna, lasciando ai molti briciole, desolazione, inquinamento.
La nostra agricoltura sta morendo: il centro commerciale in campagna (e tutti gli altri comparti numerati) ne saranno l’eutanasia.
Agli ex-agricoltori nostrani non resterà che sistemare frutta e verdura (importata dall’estero) negli scaffali del novello centro, oppure dirigere il traffico dei parcheggi che ricopriranno i loro terreni.
Noi altri prepariamoci a metterci in macchina, di domenica, in fretta, in fila tra gli ingorghi, verso lo sconto ostentato, i neon luminescenti, l’appiattimento, la quantità che ammazza la qualità, l’Ikea-miraggio.
I piccoli negozianti, il supermercato sotto casa, il centro vero e storico, il dialogo, la solidarietà, la reale concorrenza, e molto altro ancora, vadano a farsi benedire.

Antonio Mellone 

 
Di Albino Campa (del 10/08/2009 @ 13:58:21, in NohaBlog, linkato 2598 volte)

L’allettante desiderio di alleviare le nostre fatiche quotidiane mediante la fortuna del facile guadagno, ci viene propinato in ogni angolo della strada, in ogni circostanza e spesso, acquistando un biglietto di una qualsiasi lotteria,  speriamo di essere noi quelli  baciati dalla dea Fortuna.

Con la ricchezza non si acquista la felicità, ma sicuramente si allevia un po’ la sofferenza.
Quale potrebbe essere il lasciapassare per l’eternità? Quale l’elisir di lunga vita?
Come risultare vincitori nella lotta contro il degrado e la malasorte?

 

Se il segreto di come vivere cento anni fosse in vendita la signora Cesarina, la nuova centenaria Nohana,  ce lo avrebbe certamente svelato, perlomeno lo avrebbe rivelato ai suoi cari. Ma noi sappiamo bene che ogni giorno, ogni risveglio al sorgere del sole, è un dono della vita, è il nostro grande gratta e vinci che ci viene elargito gratuitamente e gratuitamente dovremmo darne una parte al nostro stesso prossimo, perché qui non interessano la furbizia né la presunzione, ma solamente il Destino. Alla nostra cara Cesarina noi non chiediamo di svelarci il segreto, non chiediamo che ci suggerisca come vivere la sua stessa fortuna, alla nostra cara concittadina noi non chiediamo nulla, bensì ci rallegriamo insieme a lei per il coronamento di un traguardo così fantastico, manifestiamo la nostra gioia ringraziandola per averci donato con la sua fortuna l’aspetto meraviglioso che a volte la vita può anche intraprendere.

Auguri signora Cesarina!!!

Dallo staff de L’Osservatore Nohano.

Marcello D’Acquarica

 



Quale che sia stata la causa irragionevole che ha sfiancato anzitempo le membra di questa maggioranza non ha molta importanza. Restano vani perfino i sacrifici di qualcuno (se mai siano stati fatti) per quel benedetto bene comune, che ogni politico reale o inventato che sia, prima di essere eletto accampa come primo obiettivo.  Il guaio è che a pagare in sacrifici (ed in euro) è ancora il popolo, non un ente astratto, non qualcun altro, ma i cittadini di Noha, di Collemeto, di S. Barbara (già penalizzati dalla loro condizione di periferia) e di Galatina, che votando avevano sperato in tempi migliori.
Ma tant’è che oggi, 12 Luglio 2009,  con questo venticello di tramontana  che a volte ghiaccia il sudore, le dimissioni di 11 consiglieri (la metà più uno, quindi la maggioranza assoluta) hanno prosciolto il Consiglio Comunale con conseguente caduta (nel senso di ruolo politico) del nostro 1° cittadino.
Peggio di così…!

 Nuova giunta proposta dal Sindaco prima delle dimissioni dei consiglieri:

Assessori precedenti

Assessori di nuova nomina

Assessori precedenti esclusi

Antonio De Matteis

Massimo Marra

Daniela Sindaco

Giuseppe Quida

Giuseppe Sansò

Ubaldo Calabrese

Enzo Del Coco

 

 

Consiglieri dimissionari:
Giuseppe De Matteis; Vincenzo Guido; Luigi Marra; Aldo Maccagnano; Tommaso Perrone; Leo Stefanelli; Francesco Sabato; Lorenzo Tundo; Giuseppe Marrocco; Giuseppe Viva; Antonio Pepe.

Assenti:
Graziano Notaro; Giancarlo Coluccia.

 

Marcello D’Acquarica

 
Di Albino Campa (del 17/08/2009 @ 11:03:59, in NohaBlog, linkato 2355 volte)
Non c’è settore produttivo nel quale la Puglia non eccella. I prodotti pugliesi sono i migliori del mondo. La Puglia non ha concorrenti in tutto l’orbe terracqueo per centinaia di prodotti, molti dei quali hanno già o stanno per ottenere il marchio Doc, o il Dop o la tipicità d’area, eccetera. In quale altra parte del mondo si produce vino, olio, grano, latte, vincotto, miele, mandorle, ciliegie, uva, angurie e meloni, pomodori e ortaggi vari, fichi e fichidindia, mele e pere, fave e piselli, agrumi e cipolle, melanzane e peperoni, patate e cavolfiori, capperi e tartufi, funghi e carciofi…migliori dei nostri? E il pesce ed i frutti di mare? E le mozzarelle e le burrate e i mille altri formaggi? E la carne, i salumi, i capicolli? E il pane, i taralli, le friselle, le pucce ed i panetti? E la pasta sia fresca e sia di grano duro? E in quale altra terra trovi dolci più sublimi e delicati dei nostri: come sospiri, baci di dama, cartellate, pasticciotti, fruttoni, biscotti, paste secche, africani e mille altre specialità? Ed il cioccolato, le caramelle ed i confetti? E le focacce e i rustici? E le bibite ed i liquori? Chi ci supera in bontà e qualità? Prego chi mi legge di continuare questo elenco incompleto ed abborracciato: sono certo che insieme troveremo altre decine, se non centinaia, di prelibatezze pugliesi o addirittura salentine degne di menzione e degustazione. C’è da dire che la Puglia è bravissima nella produzione dei suoi prodotti, un po’ meno brava a capirlo. Ma di fatto per migliorare ulteriormente la qualità della nostra vita sarebbe auspicabile una sorta di campanilismo gastronomico, quello che indirizzerà le nostre scelte (e non solo culinarie) verso il consumo consapevole a chilometri zero. In parole povere, per il nostro palato, per la nostra salute e per la nostra economia, dal punto in cui ci troviamo (anche in un supermarket) ci gioverebbe scegliere l’origine dei prodotti o gli ingredienti dei nostri piatti nell’intorno di un raggio di chilometri tendente a zero. Più o meno come converrebbe fare con moglie e buoi.
Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 28/09/2009 @ 13:35:18, in NohaBlog, linkato 3492 volte)

san-michele-noha.jpgGrandi festeggiamenti a Noha di Galatina per S. Michele arcangelo; festeggiamenti che si apriranno oggi con la vigilia della festa e si chiuderanno il 30 settembre . Il Programma delle Manifestazioni civili per festeggiare degnamente il santo sono di seguito riportate :

26 settembre
Festa dei Lettori, ore 18.15 presso l’atrio del castello di Noha

28 settembre
Gran Concerto Bandistico Municipale “Città di Taviano” (LE) Maestro Direttore e Concertatore ANTONIO MARIANI

Al termine della Processione Spettacolo Pirotecnico a cura della Ditta “La Pirotecnica del Sud” di PIERO COLUCCIA di Galatina (LE)

Ore 21.00 “La Grande Orchestra Italiana” in concerto

29 settembre
Celebre Concerto Bandistico Lirico Sinfonico “REGIONE PUGLIA” Maestro Direttore e Concertatore G. CASARANO

Ore 24.00 A conclusione dei Festeggiamenti spettacolo di fuochi pirotecnici curati dalle Ditte “La Pirotecnica del Sud” di PIERO COLUCCIA di Galatina (Le) “Cav. MAGGIO AMODIO” di Tuglie (LE)

30 settembre
ore 21.00 SANDRO GIACOBBE in Concerto

28-29-30 settembre
“Mostra Foto Storiografica 1869-2009” in occasione del 140° Anniversario della Fondazione del Corpo di Polizia Locale di Galatina, piazza S. Michele - 9

Le principali strade della cittadina saranno addobbate dalla premiata ditta L.C.D.C. di Cav. Cesario De Cagna di Maglie (LE).

Ma ora riportiamo qualcosa del iconografia, storia e gnosi del santo. Michele è uno dei tre arcangeli menzionati nella Bibbia. Il nome Michele deriva dall’espressione “Mi-ka-El” che significa “chi è come Dio?”. L’arcangelo Michele è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana. Nel calendario liturgico cattolico si festeggia come San Michele Arcangelo il 29 settembre, con San Gabriele Arcangelo e San Raffaele Arcangelo. Michele è citato nella Bibbia, nel Libro di Daniele 12,1, come primo dei principi e custode del popolo di Israele. L’immagine di Michele arcangelo sia per il culto che per l’iconografia, dipende dai passi dell’Apocalisse. È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. È il comandante dell’esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo, che vengono precipitati a terra. A volte ha in mano una bilancia con cui pesa le anime (psicostasia). Sulla base del libro dell’Apocalisse ne vennero scritti altri dedicati a Michele che finirono per definirlo come essere maestoso con il potere di vagliare le anime prima del Giudizio. L’iconografia bizantina predilige l’immagine dell’arcangelo in abiti da dignitario di corte, rispetto a quella del guerriero che combatte il demonio o che pesa le anime, più adottata invece in Occidente. Nella psicologia gli angeli sono paragonabili alle passioni, cioè a stati d’animo intensi e persistenti; ad esempio la passione d’amore è raffigurata nella mitologia occidentale come l’angelo Eros che colpisce al cuore con una freccia. Nell’Antico testamento sono menzionati solamente quattro angeli, che vengono identificati con il loro nome: Michele, Raffaele, Gabriele e Satana. Il nome Gabriele significa: Kha-Bir-El = “Colui che brama - come l’acqua - Dio”; con il senso di indicare la passione di chi vuole ardentemente conoscere Dio, chi ha sete di Dio. È un angelo che appare all’asceta, e si ricorda ad esempio la sua apparizione a Maometto. Michele indica la passione di colui che difende a spada tratta la sua fede in Dio. Infine Satana indica la passione del credente che rinnega Dio, da cui l’espressione che “chi rinnega Dio cade nelle braccia di Satana”. I tre angeli nominati nell’Antico testamento indicano quindi un percorso mistico che va dal desiderio di conoscenza di Dio (Gabriele), per andare alla fede (Michele) oppure per finire al rinnegamento della fede (Satana). Un tema discusso quello dei santi e della fede popolare, noi senza entrare nella contesa possiamo solo aggiungere che sicuramente a Noha ci saranno tre giorni di festa, luminarie, gioia per una comunità forte e coesa da sempre orgogliosa del proprio paese in tutte le sue sfumature.


Raimondo Rodia

(fonte) 

 
Gli eroi della Patria e i Martiri della Fede:  Otranto 1480 1481
di Paolo Ricciardi

Abbiamo ricevuto in dono il recentissimo ponderoso libro di mons. Paolo Ricciardi “Gli eroi della Patria e i Martiri della Fede: Otranto 1480 – 1481” (Editrice Salentina, Galatina, 2009) per il tramite di un comune amico, il bravo don Emanuele Vincenti, giovane ecclesiastico nohano, per ora dimorante in Otranto, dove, tra gli altri, ricopre incarichi di curia, quindi a stretto contatto di gomito con l’autore di questo tomo, canonico abate del Capitolo della gloriosa Cattedrale idruntina.
Don Paolo, tra l’altro persona gioviale e simpatica, è quel monsignore che, con piviale rosso, nella solennità del 14 agosto, guida l’imponente processione otrantina con i resti dei Martiri, la cui urna viene portata in spalla da quattro novelli sacerdoti diocesani.
Ma senza perderci in mille fronzoli, veniamo subito all’opera sulla cui copertina sono impressi i caratteri “Volume I”, segno che almeno un altro volume dovrebbe prenderne il seguito (e noi attendiamo fiduciosi).
Sin dalle prime pagine di questo libro che nonostante la stazza si lascia leggere velocemente - e noi lo abbiamo letto in pochissimi giorni nel corso delle ferie agostane quando per definizione si lavora e si scrive di più - si nota un certo rammarico in don Paolo: se non il lamento, l’amarezza per il fatto che nonostante tutto, nonostante mille testimonianze, deposizioni, documenti d’archivio, decreti, opuscoli, libri, lettere, omelie, inni e componimenti poetici, giornate di studio, chiese cappelle ed altari ovunque eretti e dedicati, traslazioni di resti, culto ab immemorabili, dipinti e feste, richieste di reliquie da ogni dove, e ben due processi per cause di canonizzazione (l’ultimo dei quali conclusosi con il decreto sul fatto del martirio dei Beati Antonio Primaldo e Compagni, emanato da papa Benedetto XVI il 6 luglio del 2007), i Martiri d’Otranto, a cinque secoli di distanza dalla loro testimonianza di fede attraverso l’effusione del loro sangue, non hanno ancora ottenuto il decreto ufficiale di canonizzazione.    
Insomma è come se questo libro fosse quasi un grido, un urlo scritto per dire, documenti alla mano, che innanzitutto si sarebbe potuta da tempo ottenere dall’autorità papale una “canonizzazione equipollente”, in quanto, benché le nuove Costituzioni del 1634 promulgate dal pontefice Urbano VIII prevedessero due processi per le cause dei santi (uno diocesano e l’altro presso la Santa Sede), di fatto, le stesse norme di Maffeo Barberini prevedevano un’eccezione (che oggi potremmo chiamare anche “sanatoria”): era sufficiente cioè che si dimostrasse un culto ultracentenario per ottenerne una conferma ufficiale da parte della suprema autorità apostolica. E qui tutte le prove documentali e testimoniali sono concordi nel ribadire il fatto che per la chiesa locale idruntina gli 800 cristiani trucidati nel 1480 sul Colle della Minerva erano già “Santi” da prima del 1534!
Ma non si tratta soltanto di cavilli burocratici o giurisprudenziali: nel caso dei Martiri d’Otranto – ma è così per ogni Martire - non ci sarebbe bisogno di esaminare altri miracoli che il martirio stesso. Anzi il Ricciardi si spinge ben oltre affermando (in sintonia con altri compagni di battaglie, come mons. Antonio Antonaci) che gli 800 Otrantini non sono Santi perché furono Martiri, ma andarono al martirio perché Santi; perché, cioè, c’era in essi una virtù già salda, alimentata dagli ideali più alti della fortezza cristiana.
Il libro-compendio di don Paolo è un monumento di 925 pagine al valore; anzi di 925 gradini che ci permettono, se scalati, di salire su piani più alti, verso quelle altezze, pur sempre umane, che ci consentono di ascoltare la voce delle vittime di un olocausto che è storia e gloria, dramma atroce e riscatto, cattedra d’insegnamento e perenne monito verso un eroismo comunitario straordinario sempre più difficile da concepire oggi in un mondo fatto di individualismo spinto, di utilitarismo spicciolo, di egoismo infingardo.   
Ma il libro di don Ricciardi contiene un altro insegnamento. Che è questo. La ricerca di documenti e di atti deve essere effettuata secondo i dettami della più rigorosa storiografia e della ricerca filologica. Un tempo, anche per la redazione di una tesi di laurea (che durava mesi) si andava a fare ricerca sul campo, negli archivi e nelle biblioteche. Non si inviavano le e-mail ai professori perché questi ti scodellassero belle e pronte le soluzioni ai vari problemi (inclusi anche quelli matematici); ma ci si metteva giornate intere per la ricerca nel catalogo di un argomento o di un autore per poi continuare così in maniera reale e non semplicemente virtuale, diremmo alla Sherlock Holmes, a trovare la risposta ai tanti “perché”. Molti studenti ed anche molti odierni laureandi (lo diciamo per conoscenza diretta) non sanno nemmeno come sia strutturata una biblioteca. Oggi non ci si schioda da Internet che, come si dimostra scientificamente, può contenere mille corbellerie. Moltissime tesi di laurea, incredibile ma vero, si compilano nell’arco di un numero di settimane che non scomoda nemmeno tutte le dita di una mano. Ma, come c’insegna don Paolo con questi scritti, la vera ricerca è ben altra cosa: è metodo, rigore, lentezza, a volte anche  puntiglio. Il copia-incolla invece non è mai stata ricerca o analisi, e tanto meno scienza.
Ma avviamoci ora alla conclusione.
Serve un miracolo, dicevamo. Dopo oltre cinque secoli dal fatto, manca ancora l’ultimo passo per l’ottenimento della promulgazione pontificia del decreto di canonizzazione dei Martiri D’Otranto. Lo meriterebbe non solo la canizie di don Paolo, ma anche tutta l’archidiocesi idruntina, anzi l’intero Salento.
Ma tra le viuzze di Otranto il viaggiatore, senza attendere ulteriori proclamazioni, dovrebbe già da tempo camminare posando i suoi piedi con delicatezza sulle chianche cittadine, quasi volandone rasente per non calpestare i fantasmi del passato aggrappati a quelle pietre che un tempo furono bagnate dal sangue di 800 e passa Santi.
Un ultimo passo, un ultimo visto, un ultimo traguardo: un miracolo di guarigione da malattia, ottenuto per intercessione dei Martiri, è richiesto oggi per il gradino finale della canonizzazione. Ma noi crediamo a questo punto che un miracolo eccezionale che permetta l’ultimo timbro, il sigillo finale, sia rappresentato proprio dal voluminoso tomo del Ricciardi: libri come questo (se letti e consultati attentamente) sono veri e propri miracoli di guarigione da una delle malattie più gravi e talvolta contagiose: l’ignoranza.

Antonio Mellone
 

Canto notturno di un pastore ...

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