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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 17/08/2018

Di Fabrizio Vincenti (pubblicato @ 14:27:04 in NohaBlog, linkato 1452 volte)

Ultimamente, prima di scrivere qualcosa, ci penso su molto. So, infatti, che i più, accecati dai loro pregiudizi, non solo non comprendono le mie parole, il che sarebbe anche giustificabile dal fatto che sono io scarso nella scrittura e non loro tardi di comprendonio, ma questi, purtroppo, non sono neanche in grado di capire il senso comune di ciò che li circonda, e questo è auspicabile che non accada. Piuttosto continuino a fraintendere me e non il significato della realtà in cui vivono.

Io, se dovessi scegliere un amico, sceglierei un filosofo: anche se non ha tutte le risposte che mi occorrono, per lo meno riesce a formulare qualche domanda interessante. Tempo fa, infatti, scrissi che non basta (mai detto “non serve”) una laurea in ingegneria per costruire un ponte, in quanto quel pezzo di carta, per quanto sia pregiata la pergamena, non regge quanto un pilone. La maggior parte degli uomini di cui parlo, invece, portentosi internauti dell’universo schermato che si credono dei marco polo alla scoperta del mondo moderno solo perché hanno letto un manuale di decoupage o un romanzo di Hemingway (dubito che tra i due ne colgano le differenze), propinano le loro idee copiando e incollando post facebookiani dei loro idoli politici, i quali si nutrono come porci del tweet, ma non riescono a formulare un’idea di senso compiuto in quanto la realtà non la riassumi in centoquaranta caratteri neanche se ti chiami Dante Alighieri (figuriamoci se il tuo nome è Matteo Renzi: perdona il paragone, caro Dante, ma dovevo citarlo per rendere l’idea del fatto che  essere fiorentini non è garanzia di magnificenza). È per questo che scrivo, perché so che questi figli dell’incompetenza riluttante di un’epoca squallidamente edonistica come la nostra hanno già smesso di leggere dalla seconda riga di questo articolo, poiché già siamo ben oltre i centoquaranta caratteri dei loro sepolcri imbiancati renziniani (non renziani: i renzianiani, badate bene, sono una nuova specie umana, geneticamente modificata), salviniani o dimaiani (i berlusconiani non volevo citarli per decenza). Dunque, da questo momento in poi, certo della mia ignoranza a differenza loro, sarò più tranquillo nello scrivere ciò che penso poiché so che quelle talpe che si credono intellettuali solo perché sanno scavare una buca nel terreno, hanno già smesso di leggere oppure, cosa ancor più grave, pur continuando a leggere non intendono, in quanto per leggere bisogna tenere aperti gli occhi e la mente, mentre gli ottusi sanno aprire solo la bocca. E si sa che, a furia di inzuppare il muso nel loro stesso sterco disseminato qua e là sulla rete (nel mondo reale verrebbero divorati dalle formiche), non sentono neanche più il puzzo della squallida tana in cui vivacchia e starnazza il loro senno rinsecchito. Innaffiatevi come se foste una pianta che rischia di crepare sotto il sole: fatelo almeno per la dignità che si deve ad un uomo qualunque. Riprendetevi il senno, e se lo avete perso, cercate di ritrovarlo. Non vi ostinate ad andare in giro senza quello in quanto, a furia di seminare tweet dei vostri rincoglioniti spauracchi, rischiereste, in un mondo normale, un trattamento sanitario obbligatorio (ma tranquilli, non accadrà mai: i sani hanno scelto di auto-internarsi, e un pazzo non riconosce un altro pazzo).

È crollato un ponte e sono morte decine di persone. Altre centinaia sono rimaste senza casa e molti altri sono in ospedale, feriti. Questa è la notizia, questa è la realtà. I nostri pensieri sono solo flatulenze a confronto (i nostri; quelli dei renziniani, dimaiani e salviniani potremmo anche definirli scorregge – Berlusconi, per fortuna, non pervenuto). Sì perché, checché se ne dica, sappiamo tutti che il pedaggio autostradale in Italia è un furto, un obolo cospicuo messo direttamente nelle tasche di qualcuno che pensa di prenderci per i fondelli dicendoci che una mancia per il caffè da spendere in manutenzioni qualche volta, se è di buon umore, la lascia pure sul tavolo.

Cosa c’è da meravigliarsi? È la realtà. Noi siamo criceti in gabbia che facciamo girare le ruote dell’economia  mentre a noi ci girano solo le palle. E continuiamo a grattare “gratta e vinci”, sadici come siamo, buttando privi di vergogna il futuro nelle casse del tempio dove, senza remora alcuna, si scannano, come vittime sacrificali, i più deboli della società. Cosa c’è da meravigliarsi? È la realtà, dove si parla di sciagura solo per il tempo necessario affinché ne accada un’altra, e poi un’altra ancora, così la colpa è un po’ di tutti, della sinistra di ieri e della Lega di oggi. È di tutti perché non sia di nessuno.

Ciò che vedo tutt’intorno è solo una accozzaglia che passa il tempo, la cosa più preziosa che ha, ad insultare  e denigrare il prossimo,  mentre usa l’altro suo simile solo quando ci si può speculare sopra. Oggi l’immigrazione della destra, domani il caporalato della sinistra mentre voi, ancora, volete farmi credere che siete suscettibili a queste tematiche? Lasciate stare! Tu, qui, sei iscritto al sindacato e poi voti chi, promulgando le ultime leggi sul lavoro, ha strizzato l’occhio a chi sfrutta coloro ai quali viene negato il diritto anche di andare in bagno per non interrompere la raccolta dei pomodori (ai renziniani che insorgeranno come contro la Bastiglia, dico di andarsi a vedere le leggi che depenalizzano chi sfrutta il lavoro irregolare firmato da loro, altro che lotta al caporalato). Quali milioni di posti di lavoro, quali grandi opere, quali Tap o Tav? Qui ci crolla tutto il bagno sotto i piedi mentre siamo seduti sul cesso! È lì la realtà, sotto quel ponte crollato. Lì si dissolvono tutte quelle paroline inglesi renziane coniate per raccontavi un mondo più bello, tutte le polemiche salviniane e le fantasie dimaiane. È questa la realtà, non la Silicon Valley dei sogni di qualche mentecatto.

Cari miei, voi potete anche continuare a credere che quello che avete davanti è un picasso di inestimabile valore, ma fino a quando ci sta bene attaccare il picasso al muro con lo scotch, quello che avete sulla parete non è una fortuna, ma un cumulo di macerie. Il cemento non salverà il mondo, come farfuglia la pagina Facebook di Renzi (lascia che sia la sua pagina a pensare; lui non credo che sia in grado di farlo).

E’ la nostra propensione al bene comune che dovremmo avere tutti, semmai, che riuscirà in qualcosa di buono. Continueranno a cercare di comprare il tuo voto con ottanta centesimi o ottanta  euro perché è l’unica cosa che sanno fare. Qui, invece, occorre qualcuno che abbia il buon senso di progettare qualcosa a lungo termine ma che magari non porterà molti voti. Scrivere oggi il futuro di domani: questo, certamente, reggerà più a lungo di un pilone di cinquant’anni. Dire che una vita umana vale più di un’azione di Atlantia in borsa farà la differenza su ciò che saremo. L’alternativa è correre dietro una cosa che chiamano  spread, capace soltanto  di desacralizzare l’umanità. Cari miei, qualcuno si preoccupa per i tassi di interesse (anch’io mi preoccuperei se avessi, come questo qualcuno, più di un mutuo aperto per qualche milioncino di euro per una villa fiorentina), qualcun altro invece si preoccupa se un bambino muore mentre sta andando in vacanza con sua mamma e suo papà sepolto da tonnellate di cemento armato.  Se la famiglia Benetton ha uno yacht in meno se ne farà una ragione.

Credetemi, io non ho nulla contro i politici e i giornalisti che giornalmente inquinano la scena. Odio solo la stupidità umana, quella che pubblica la foto di una tragedia e sotto vi mette un cuore pulsante e poi, un’ora dopo, getta nel water ogni briciola di senso critico pur di trasformare un uomo in uno dei tanti francobolli sputacchiati e attaccati al culo di qualcuno che forse è anche senatore, stipendiato con quindicimila euro al mese e che solo ieri voleva abolire il Senato. Ma è la realtà, la scellerata imbecillità umana di chi, con lo stesso fazzoletto in cui si è soffiato il naso finora, ci si pulisce le labbra e dice agli altri, pensando di sfotterli,  “buon appetito” (n.d.r. Io non faccio parte né dei primi né dei secondi, ma a differenza loro, ribadisco che sono certo della mia ignoranza).

Fabrizio Vincenti

 
Di Albino Campa (pubblicato @ 14:20:14 in Comunicato Stampa, linkato 1385 volte)

Chiese aperte - edizione estiva nasce da un’idea dell’Associazione Archeoclub Terra d’Arneo, sezione di Galatina e Pro Loco Galatina.

Dalle 20:00 alle 24:00 del 19 Agosto prossimo, turisti e non potranno visitare, osservare e conoscere dieci chiese che saranno, in maniera straordinaria, aperte fino a tarda sera.

“Un esperimento mai tentato prima”, dice la Dott.ssa Antonietta Martignano, Presidente dell’Associazione Archeoclub, “Una sfida che trova però il giusto seguito ad un evento che come Associazione abbiamo brillantemente portato a termine qualche mese fa: il 13 maggio, infatti, è stata la Chiesa della Purità ed essere aperta in maniera straordinaria e per tutta la giornata. L’importanza di conoscere il proprio territorio ed i propri beni è una delle colonne portanti della nostra associazione che svolge il suo operato in maniera del tutto gratuita e per amore del territorio.”

Alle sue parole fanno eco quelle dell’Arch. Adriano Margiotta, Pro Loco Galatina, “Chiese Aperte, come tutti gli eventi organizzati dalla Pro Loco, va nella direzione della valorizzazione dei beni materiali e immateriali della nostra Galatina. In particolare Chiese Aperte sarà un’occasione unica per vedere dei gioielli architettonici che rimangono chiusi troppo spesso e sicuramente meriterebbero maggiore visibilità. La collaborazione con Archeoclub ha permesso una sinergia tra le due associazioni che garantirà la buona riuscita dell'evento”.

“La proposta delle due associazioni” aggiunge Nico Mauro, Assessore al Turismo del Comune di Galatina, “ha trovato subito terreno fertile nell'Amministrazione Comunale che si è prodigata, per quanto possibile, a dare il suo contributo nella buona riuscita dell'evento. Ciò che più ci ha colpito è stata la capacità delle due associazioni di fare rete e coinvolgere altre realtà presenti sul territorio. L'iniziativa sposa perfettamente la volontà di valorizzare il patrimonio culturale architettonico monumentale, rende consapevole la comunità della bellezza che custodisce e permette ai turisti di godere in una sola sera di tutto il suo valore.”.

Ai soci Archeoclub e Pro Loco, ciceroni per una sera, si accompagneranno, infatti, intermezzi musicali e teatrali a cura di Elisa Romano, Caterina Luceri, Benedetta Margari e Maria Margherita Manco dell’Associazione di promozione sociale GioRè, le letture della poetessa Carla Casolari e una lezione a cura del Prof. Luigi Rossetti.

In occasione dell’apertura straordinaria, grazie anche alla collaborazione con “La Casa delle Comunità Ospitanti degli Itinerari Francigeni della Puglia Meridionale", alcuni locali galatinesi serviranno il Cibo del pellegrino.

L’iniziativa culturale gode del patrocinio dell’Amministrazione Comunale e rientra nel programma estivo “A cuore scalzo”.

Per ulteriori dettagli ed altre informazioni ci si può rivolgere presso la sede Pro Loco Galatina, via Umberto I, oppure seguire l’evento facebook “Chiese Aperte Galatina”.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 

Galatina riprende in mano la sua storia e lo fa partendo dalle radici del tarantismo.

Sabato 16 giugno, presso il museo civico “P. Cavoti”, si è tenuto il convegno sul tema del tarantismo dal titolo “Nei ri-morsi della storia”. Un tema caro alla città di Galatina, tenutosi in un luogo, il museo civico, che accoglie oggi tutto il materiale e le opere sul tarantismo in un viaggio che accompagna il visitatore in un passato colmo di fascino. Tra i vari illustri relatori era presente anche il professore Giancarlo Vallone, galatinese, il quale si pronuncia in tal senso: “Negli anni ‘60 il tarantismo era un fenomeno diffuso, c’erano o c’erano state numerose pratiche risanatrici in molti luoghi salentini e pugliesi. De Martino lo sapeva. Eppure viene a Galatina perché ritiene che qui ci siano i due elementi che lo interessano: da un lato il rito pagano, ossia la malattia del tarantato e il ballo risanatore (a Galatina, però, il letterato Arcudi dimostra che il risanamento avviene per sputo medicinale delle donne guaritrici e il ballo è solo un conforto o lenimento); dall’altro, l’inserimento del rito pagano nel rito cristiano, il cd. sincretismo: le tarantate vengono, ballano, soprattutto bevono l’acqua del pozzo, che è un succedaneo dello sputo femminile, ma la guarigione, nell’immaginario collettivo, e degli stessi malati, avviene ormai per grazia cristiana del santo, San Paolo, al quale nel frattempo sul sito antico del pozzo (già casa delle donne guaritrici, le Farina) era stata eretta una cappella. Tra l’altro, appartiene allo specifico galatinese, e al nesso Arcudi - De Martino, quello che si definisce l’elemento femminile del tarantismo: a Galatina vengono le tarante per essere guarite; ma qui vengono guarite da donne, da donne guaritrici che si tramandano il dono risanatore (lo sputo) di madre in figlia. Nel tarantismo Galatina ha una centralità culturale, sia in senso antropologico che in senso scientifico e la scelta di De Martino, uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento, non può passare inosservata”.

Il solco tracciato dal professore Vallone è condiviso dall’attuale Amministrazione Comunale che, sin dal suo insediamento, ha intrapreso la direzione che volge verso una prospettiva di studio del tarantismo, nello specifico del fenomeno galatinese, centro risanatore più importante del Salento. “Ripartire dalla propria storia – scrive il Sindaco di Galatina, Marcello Amante - significa conoscere appieno la coscienza della propria città, renderla consapevole della linfa antropologica, sociale e culturale che scorre ininterrottamente lungo i suoi vicoli. Troppo tempo Galatina è rimasta assopita, quasi timida di fronte ad un fenomeno, altrove, in continua ascesa. Galatina ha perduto sì la sua centralità mondana, ma mai quella socio-culturale.  I tempi sono maturi per ripartire: e lo faremo prima con uno studio dettagliato, scientifico e analitico del fenomeno non trascendendo assolutamente da De Martino. E’ a questo punto che si porranno, poi, le basi solide per uno sviluppo e una ricerca altra della bellezza del fenomeno”. “Vero è che esistono diverse storie del tarantismo, altri usi terapeutici, altre figure di guaritori o suonatori o di tarantate di altri luoghi del Salento”, continua sulla stesso versante l’Assessore alla Cultura, Cristina Dettù, “eppure Galatina è ontologicamente imprescindibile per tale fenomeno. Ora non le resta che rivendicare, in primis a sé stessa, il ruolo centrale che le spetta”.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 

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