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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 09/07/2019

Di Michele Scalese (pubblicato @ 20:22:14 in Comunicato Stampa, linkato 1013 volte)

Se c’è una cosa che ho sempre più a cuore dell’Azione Cattolica, è il fatto di come essa non rivolga l’attenzione solo alle “cose di Chiesa”, ma partendo da queste mira ad suo campo d’Azione – per l’appunto – più ampio, al punto da riuscire a portare in un tessuto sociale così vario, idee e valori di quell’ecclesialità bella che tanto amo.

Tutti noi siamo quotidianamente in cerca di risposte alle tante domande che irrompono dall’esterno: non possiamo tacere, l’Associazione ha il compito di fare chiarezza. È risaputo come tra i temi più importanti che oggi toccano da vicino la coscienza dei cristiani ci sia sicuramente quello riguardante l’agire politico e le modalità con cui esercitare questo compito. In un periodo storico come il nostro, nel quale rosari e vangeli vengono sbandierati e strumentalizzati per fini elettorali, era ed è necessario ritornare a interrogarsi profondamente sulla Res Pubblica e riaffermare ancora una volta, da laici e più che mai da cristiani, la sacralità delle Istituzioni di cui la Politica occupa “la più alta forma di carità”, per far capire al mondo che il Vangelo è facile da mostrare ma diventa difficile la sua applicazione nel quotidiano. Conosciamo bene inoltre, come la coscienza formata rappresenta la visione più ampia di autonomia che il Concilio riconosce ai laici e al loro operare tra la gente. Ciascun battezzato è quindi responsabile del proprio modo di agire alla luce di quella sapientia docta, anche e soprattutto nel caso di scelte politiche differenti (GS, n. 43). Ed è questo che l’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Otranto ha tentato di fare in vista delle elezioni per il Parlamento Europeo, mediante l’incontro organizzato Sabato 18 Maggio 2019 finalizzato alla presentazione del libro “EurHope. Un sogno per l’Europa, un impegno per tutti” di Michele d’Avino, Giurista e Direttore dell'Istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo.

“Quando si pensa all’Europa - dice d’Avino - la primaria importanza è data dalla doppia cittadinanza che ci viene assegnata: italiana ed europea”. Ed è vero, sottolineo! Viaggiare in Europa è davvero facile: basti pensare che la maggioranza dei paesi dell’UE hanno eliminato i controlli reciproci alle frontiere firmando l’accordo di Schengen (che prende il nome da una città del Lussemburgo nella quale nel 1985 fu firmato il primo accordo per l’abolizione dei controlli alle frontiere).

Per guardare al futuro dell’Europa occorre essere muniti di uno sguardo lungimirante - ci ricorda l’autore nel suo libro - che abbracci decenni di cammino. Ma non basta: è importante, nell’era della globalizzazione, mirare alle tante possibilità concrete che tale cammino consegna alle prossime generazioni. Ma noi, ce lo immaginiamo un mondo senza l’UE? Tra i tanti svantaggi che un Paese sovranista potrebbe avere, mi rifaccio alla drammatica considerazione dell’Uomo: se in Italia ha successo un leader (lettera minuscola di proposito!) che fa leva sul fenomeno del momento per avere consenso elettorale ed è pronto a dire “Prima gli italiani!”, senz’altro in Francia ce ne sarà un altro che rivendica “Prima i Francesi!” e in Polonia un altro ancora, che sbandiera il “Prima i Polacchi!”; arriveremo ad un punto, fratelli miei, in cui la Storia non potrà fare a meno di ripetersi, e partirebbe per l’ennesima volta da quell’uomo che in Germania dichiarò: “prima i Tedeschi!”.

Un altro passaggio che il Dott. D’Avino compie, sta nello specificare che l’Europa è sicuramente una realtà più grande delle istituzioni. Ciò sembra stridere con quanto detto fin ora, ma ci dice che questa realtà è qualcosa di più grande anche delle inadeguatezze con cui affronta le questioni del nostro tempo: le migrazioni, la povertà, il terrorismo, lo sfaldamento dei legami sociali. Per evitare il fallimento del progetto UE occorre ripartire da noi stessi assumendoci la responsabilità in prima persona, “…non possiamo e non dobbiamo rassegnarci all’idea di un’Europa chiusa in se stessa, smarrita e in preda alla paura!” [ibidem]

Penso che la nostra è l’Europa di chi spera ancora, è l’Europa di Dante, Shakespeare, Goethe, del Rinascimento, è l’Europa integra nell’idea di Uomo e della sua stessa identità.  Anche chi lamenta una incolmabile distanza da Bruxelles non potrà fare a meno di sentirsi “europeo” di fronte all’evidenza delle conquiste, in termini di diritti, opportunità e tutele, che il processo di integrazione ha prodotto e continua a produrre, a cominciare dalla Pace. Tutto questo ci ricorda che l’Europa è indispensabile per il mantenimento della pace tra i popoli che la abitano. Pensiamo ancora che per difendere i nostri costumi, per sentirci al sicuro, dobbiamo alzare frontiere, muraglie, cordoni umani, aumentare la distanza fisica e soprattutto morale tra noi e il resto del mondo che apparentemente non ci appartiene? Non vale forse la pena condividere un progetto per un nuovo governatorato globale, che faccia fronte comune contro il terrorismo e promuova cooperazione e sviluppo tra i popoli?

Pensiamo davvero che la sicurezza aumenti quando resto chiuso in casa e posso legittimamente usare un’arma per difesa personale? O piuttosto dobbiamo impegnarci a creare attraverso politiche condivise a livello europeo, le condizioni per ridurre odio e emarginazione? Questo significa che l’Unione non è e non sarà uno Stato unitario, un Superstato che assorbe e sostituisce gli Stati nazionali, ma una federazione di Stati che mettono in comune con efficacia e con metodo democratico alcune competenze, per obbiettivi non raggiungibili solo a livello nazionale e questo implica l’accettazione di un concetto non esclusivo di sovranità. Nello scrivere queste parole penso al Vita Activa di Hannah Arendt, in cui viene presentata l’azione politica come la più elevata tra le attività di cui è capace ogni essere umano, preceduta dal lavoro che ci libera dalla schiavitù della sopravvivenza biologica e dall’opera mediante la quale costruiamo il mondo.

Si tratta allora di assumersi le proprie responsabilità, facendo nostre le parole di Papa Francesco che rivolgendosi ai Capi di Stato in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, disse: “I Padri fondatori ci ricordano che l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare.” Queste parole ci invitano ad essere cittadini, e a farlo con fede, perché siamo cittadini dell’Europa della Speranza quando siamo capaci di vivere senza barriere che ci impediscono di vedere il cuore dell’altro e misurare ogni nostra azione con la mole universale della dignità della persona umana. In un contesto globale caratterizzato dal risorgere di populismi e interessi nazionali, indifferenza verso i deboli, crisi della democrazia rappresentativa e delle istituzioni sovranazionali, i cattolici sentano forte e urgente il bisogno di contribuire a costruire una società più fraterna e un mondo più giusto, partendo dal nostro piccolo e assimilando il bene, renderlo simile a sé, per poi spanderlo…a piene mani!

Michele Scalese
Presidente AC – Noha
Membro d'Equipe Diocesana Settore Giovani di AC

 

Ho diffidato il sindaco Marcello Amante, insieme agli assessori: Maria Giaccari allo Sport e Loredana Tundo ai Lavori pubblici del Comune di Galatina, affinché impediscano immediatamente l’accesso ai campo sportivo di Collemeto ed entro 15 giorni lo mettano in sicurezza. Su segnalazione di diversi cittadini residenti nella frazione, nei giorni scorsi, ho fatto un sopralluogo con il segretario di Direzione Italia, Matteo Marangi, costatando lo stato di abbandono in cui versa il campo sportivo in questione e il pericolo che rappresenta per l’incolumità pubblica.

Il cancello d’ingresso, infatti, è aperto rendendo il luogo accessibile a chiunque. Su quello che un tempo era il campo da gioco è cresciuta vegetazione spontanea, oggi secca, che presenta visibili tracce di biciclette, moto o scooter. Inoltre vi è un muro parzialmente crollato e pericolante posizionato a ciglio cava, le porte del campo abbandonate al degrado, abbonda sporcizia e sono presenti rifiuti con tutto ciò che questo può comportare per la salute dei cittadini e per la loro incolumità nel caso di incursioni all’interno, in particolare dei ragazzi che a causa della loro età sono meno attenti ai pericoli.

Ancora una volta l’amministrazione comunale si dimostra latitante verso la Città e le sue frazioni. Sono trascorsi poco più di due mesi dal mio allerta sull’immobile di via Piemonte e ora si ripresenta un’altra grave situazione frutto della scarsa attenzione prestata dall’assessore Tundo verso i beni comunali e in questo caso anche dell’assessore Giaccari. È mai possibile che siano lasciati in stato di abbandono beni comunali, realizzati con soldi pubblici, che oltre a rappresentare un pericolo danneggiano i cittadini per il fatto di non poterne usufruire?

Per questo ho diffidato il sindaco e gli assessori competenti rammentandogli che ove mai un cittadino dovesse riportare danni fisici, all’interno di queste strutture, si profilerebbe il reato di culpa in vigilando. Quel che conta è garantire la sicurezza chiudendo il cancello d’accesso, mettendo anche una recinzione provvisoria lì dove si è creato il varco a ridosso della cava, ma mi aspetto anche un progetto di riqualificazione del campo sportivo. Questa amministrazione mostra di non conoscere la Storia della nostra Città e delle sue frazioni. La scuola di calcio di Collemeto ha prodotto campioni di questo sport e oggi fa rabbia assistere a questo scempio che l’amministrazione, colpevolmente, fa finta di non vedere.

Il campo sportivo di Collemeto merita di essere riqualificato con un buon progetto e più attenzione di quella che sinora il sindaco Amante e i suoi assessori hanno inteso dedicargli. D’altra parte non nutro eccessive speranze perché la capacità progettuale del Comune di Galatina è ai minimi storici, atteso che quasi tutti i progetti finiscono per essere bocciati.

In ogni caso, se l’amministrazione non provvederà quantomeno a impedire l’accesso ai luoghi ed entro 15 giorni a mettere in sicurezza il campo, sarò mio malgrado costretto a segnalare alle autorità competenti le violazioni in atto e il pericolo perdurante.

Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis

Giampiero De Pascalis

 

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